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Era il novembre del 1969 quando un primo gruppo di nativi americani, partito da San Francisco, occupò l’isola di Alcatraz. La famosissima prigione era stata chiusa qualche anno prima, nel 1963, e il movimento degli Indians of all tribes, trattato di Fort Laramie alla mano, rivendicava i diritti su quella terra ormai abbandonata dallo Stato federale americano.
A un certo punto, in quell’anno e mezzo di occupazione, sulla Water Tower della vecchia prigione comparve una scritta: PEACE AND FREEDOM. WELCOME. HOME OF THE FREE INDIAN.
Quel graffito si può leggere ancora, perché è stato restaurato dal National Park Service, diventando così cultural landmark ufficiale della Golden Gate National Area.
Io ho visitato Alcatraz in una gelida, piovosa e ventosa mattina del gennaio 2017 ed è una visita che ti consiglio assolutamente se ti trovi in città.
Questa foto l’ho scattata io proprio quel giorno
Ma quello di cui parliamo oggi non riguarda né Alcatraz, né l’episodio della sua occupazione.
Riguarda invece qualcosa che, anche nel caso del movimento Indigeno, non fu altro che un supporto. Un mezzo che è spesso è diventato anche un simbolo. Oggi ti parlo delle Water Towers.
Questa è AmericanA Flavours, perché tra una fermata e l’altra ci sono ancora tanti americana tutti da gustare!
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Le torri dell’acqua hanno un posto d’onore tra i roadside americana e ci raccontano una storia fatta di crescita demografica, di battaglie per i diritti civili, di bizzarrie del marketing, di sentimenti identitari e di record assurdi.
Tutto si perde nella notte dei tempi, nell’eterno sforzo dell’uomo di raccogliere e conservare un bene così prezioso e necessario: l’acqua. Ma l’esplosione di queste strutture, negli Stati Uniti, si è avuta a partire dalla seconda rivoluzione industriale, quando, tra il 1870 e il 1915, la popolazione passò da 39 milioni a più di 100milioni di abitanti. Con l’aumento della popolazione crebbe ovviamente anche la richiesta di acqua.
Acqua potabile, acqua per contenere gli incendi, acqua per le attività industriali…D’accordo. Ma perché costruire una torre!? Beh, tra le necessità relative a questo elemento naturale imprescindibile per la vita non c’è soltanto quella della sua raccolta o della sua conservazione, ma anche quella, più complicata, del suo spostamento.
I Romani, ad esempio, costruirono strutture pazzesche, enormi acquedotti sopraelevati che, declinando gradualmente di pochi millimetri ogni centinaio di metri, riuscivano a far scorrere l’acqua portandola molto lontano. Ecco, gli americani puntarono su un principio del genere. Più le cisterne erano in alto, più l’acqua poteva uscire, in basso, con tutta la forza della sua pressione.
Come ti ho già raccontato nella prima puntata di AmericanA quella in cui abbiamo esplorato Chicago attraverso la serie tv The Bear, i tetti degli edifici si riempirono in quegli anni di serbatoi, di water tanks – strutture oggi iconiche che caratterizzano i più famosi skyline urbani – ma nelle piccole città di provincia raramente i palazzi erano così alti.
Così, nei primi anni del Novecento, grazie anche all’avanzamento delle tecniche di saldatura, ai serbatoi di legno collocati sui tetti delle case, si affiancarono strutture autonome, vere e proprie torri, alla cui sommità vennero collocate cisterne sempre più grandi.
Ora, per guadagnare pressione, queste torri furono costruite più alte possibile e così si trovarono spesso ad essere le strutture più alte della città. Così alte da essere a volte visibili a chilometri di distanza.
Ancora oggi, se ti trovi a guidare per le strade d’America, ne incontrerai moltissime: non c’è praticamente nessun agglomerato urbano, pur piccolo che sia, che non abbia la sua Water Tower, sulla cui cisterna, in genere bianca, troneggia proprio il nome della città.
Questa diffusione insieme alla loro estrema visibilità, le ha rese nel tempo un elemento iconico del paesaggio americano.
Quelle più antiche sono state spesso restaurate e preservate, quasi sempre grazie alla mobilitazione e alle donazioni dei cittadini ormai affezionati.
Altre sono state costruite proprio con l’idea di essere uniche.
Dopo la Seconda guerra mondiale, l’ulteriore avanzamento delle tecnologie permise infatti alle cisterne di assumere forme particolari e bizzarre, consentendo all’iniziativa pubblica e privata di personalizzarle nei modi più disparati.
Insomma, ebbe inizio quello in cui gli americani sono da sempre imbattibili, ebbe inzio lo show!
La pratica di abbellire e di rendere unica la propria Water Tower è ancora oggi una pratica diffusa, tanto da spingere la Tnemec, una compagnia di vernici protettive per esterni, a inventarsi nel 2006 un contest ancora partecipatissimo: il Tank of the Year, un concorso che premia, attraverso il voto popolare, la “cisterna dell’anno”. Ovviamente, tra le regole del concorso c’è l’obbligo di usare esclusivamente prodotti a marchio Tnemec (che però con quasi cento anni di storia è comunque già un affermato leader nel settore).
Nel 2024 si è aggiudicata il premio la cisterna di College Station, in Texas, anche se la mia preferita resta la vincitrice del 2021: la Ear of Corn Tower di Rochester, Minnesota, un’enorme pannocchia di mais alta 50 metri, costruita nel lontano 1931.
La cisterna, che inizialmente riforniva d’acqua la fabbrica di conserve Reid, Murdoch and Co ha avuto nel tempo diversi proprietari, dalla Libby Foods alla Seneca Foods, prima di essere acquisita, nel 2019, dalla contea di Olmsted, che ha speso più di 400 mila dollari per restaurarla. Direi che il premio se lo sono guadagnati!
Prima di assumere un valore storico e affettivo da parte della propria comunità, diventando edifici di proprietà e di interesse pubblico, molte Water Towers furono infatti costruite dalle stesse aziende private che rifornivano e per le quali svolgevano anche la funzione di super cartelloni pubblicitari.
A Lexinton, in Kentucky, nel 1958 la Dixie costruì la sua Dixie Cup Water Tower, con una cisterna a forma di tazza Dixie. Cos’è? Beh, in realtà la conoscete tutti: è l’antesignano della tazza di Starbucks, quel bicchierone di carta usa e getta, di norma strapieno di caffè bollente o di Macha Latte o di Chai Latte o qualsiasi altro fantasioso Latte servito nelle caffetterie più hipster del paese, che gli americani si portano in giro sempre e d’ovunque. Ecco, quando, due decenni dopo, l’impianto della Dixie chiuse i battenti la città si rifiutò di rottamarne la torre.
E invece a Collinsville, in Illinois, la Brooks Company – una fabbrica di Ketchup, anzi di Catsup (ma su questa differenza torneremo magari in un’altra puntata di Americana Flavours)– costruì la sua Brooks Catsup Bottle Water Tower, la bottiglia di Ketchup più grande del mondo. È in piedi dal 1949 ed è diventata talmente popolare da avere perfino un proprio fanclub ufficiale: per 25 dollari, i membri ottengono una tessera laminata, una t-shirt, un certificato e il privilegio di essere nella loro newsletter.
Volete un altro record del mondo? A Stanton, in Iowa, potete ammirare la caffettiera in stile svedese più grande del mondo, la Coffeepot Water Tank. Sì, perché la torre, una volta fuori servizio, è stata smontata e la cisterna riposizionata molto più in basso.
Al di là delle iniziative private, anche le Water Tower pubbliche hanno iniziato ad assumere forme straordinarie, spesso con l’intento preciso di diventare delle vere e proprie attrazioni turistiche.
Se ad esempio sei in Illinois, non hai bisogno di andare a Pisa per vedere la torre pendente, ti basta andare a Niles ed ammirare la Leaning Water Tower, una fedele riproduzione, in scala uno a due, realizzata nel lontano 1934 (da non confondere con un’altra Leaning Water Tower..in Texas, lungo proprio la route 66!).
Per chi invece ama di più lo stile gotico, arroccata sulla scogliera sopra il lago Michigan, a Milwaukee, Wisconsin, si può ammirare la sorprendente North Point Water Tower.
Insomma, la diffusione delle torri dell’acqua è così consistente da raccontare storie di ogni genere, dal marketing aziendale, alla promozione turistica, alla polemica campanilista…
Qualcuno si ricorda del Peachoid (o Pescoide in italiano?) Questa torre dell’acqua è finita sotto i riflettori grazie a una famosissima serie tv di cui prima o poi parleremo: House of Cards. Il Pescoide fa la sua comparsa nella terza stagione della serie.
E quale fu la polemica? Beh, lo Stato della Georgia celebra da sempre la sua straordinaria produzione di pesche, tanto da darsi come soprannome ufficiale dello stato: The Peach State. Il South Carolina rivendica invece per sé questo primato.
Così, quando, nel 1981, la città di Gaffney, South Carolina, progetta di realizzare una colossale Water Tower alta 135 piedi e in grado di contenere un milione di galloni d’acqua, come decide di costruirla? Semplice, con la forma di una pesca gigantesca: la Peachoid Water Tower.
Le polemiche in realtà non finirono lì, anche se stavolta venivano proprio dagli abitanti di Gaffney: la struttura, inizialmente, più che una pesca ricordava un enorme…sedere!
E infatti c’è chi la chiama The Moon over Gaffney, forse un gioco di parole che richiama l'idea di essere "mooned" appunto, che nello slang inglese indica proprio l'atto di mostrare le chiappe nude.
E in House of Cards si discute appunto della preoccupazione che la struttura assomigli ai genitali femminili o a un fondoschiena.
Nell'episodio, Frank Underwood, prorpio originario di Gaffney, tiene una foto del Peachoid nel suo ufficio e il Peachoid diventa il fulcro di una battaglia politica e potenzialmente legale per Frank, dopo che una giovane donna muore in un incidente stradale, distratta dalla torre!
Nella realtà Gaffney si è trovata perciò costretta a rivolgersi al pittore del New Jersey Peter Freudenberg per ridipingere il serbatoio in modo più realistico.
E prima o poi, nel mese di giugno andrò a Luling, in Texas, dove proprio all’ombra della Watermelon Water Tower, ovviamente a forma di anguria gigante, celebrerò il Watermelon Thump, una fiera agricola dove mi unirò alla folla nel prestigioso concorso…di sputo dei semi!
Una tradizione buffa e dissacrante che però ci ricorda di come, sin dall’antichità, sia stato sempre intorno all’acqua che le comunità umane hanno prosperato. Incontrandosi, moltiplicandosi e celebrando sé stesse.
E la storia delle Water Towers statunitensi ci ricorda poi, ancora una volta, come lo spirito americano, fatto di pragmatismo, fantasia, senso di appartenenza e identità, sia in grado a volte di trasformare qualsiasi cosa, anche in qualcos’altro, in un simbolo. Di come gli americani riescano ad attribuire ad elementi apparentemente insignificanti un valore aggiunto fatto di emozioni e di opportunità, sia singole sia collettive.
Grazie per avermi letta fin qui!
Noi ci sentiamo spero il prossimo lunedì con un'altra storia di AmericanA Flavours tutta da gustare..Ciao!